Flatlands. serie fotografica di Francesco Demichelis | inaugurazione mostra

6 Giugno 2023 - 3 minutes read

Venerdì 9 giugno ore 18:30

Inaugurazione mostra Flatlands. serie fotografica di Francesco Demichelis.

In mostra dal 9 giugno al 21 luglio 2023.

Flatlands è un’esplorazione dei limiti estetici della tecnica di riproduzione fotografica che ha per oggetto una collezione di piccole sezioni di pietra paesina portate ad esplodere, per tramite dell’ingrandimento in scala, in una teoria di paesaggi di sogno.
Se Karl Kraus, nel mettere in scena la rappresentazione di una mente sconvolta dall’orrore geometrico della guerra moderna, poteva affermare che “le linee e i piani nella realtà non si possono separare dai corpi, eppure il pensiero opera con essi ed elabora proposizioni assolutamente vere, pur trascurando la larghezza e la profondità”, nella contemplazione di piani e linee che, al livello del pensiero, formano proposizioni spaziali bi-dimensionali ma assolutamente vere, si può stabilire un contatto con un ordine di realtà che, trascendente la volontà dell’autore dell’opera, guarisce lo sguardo ricongiungendosi felice- mente con il corpo stesso del soggetto fotografato.
Tale corpo è frammento di natura, riflesso di impercettibili movimenti geologici, ultima concrezione di energia generatrice – frutto della terra, nel vero sen- so della parola.

Ricorda Jean Pierre Vernant che “per i Greci, si sa, l’artista o l’artigiano, quando producono un’opera con la loro poiesis, non ne sono veramente gli autori. Essi non creano nulla. La loro funzione è solamente quella d’incarnare nella materia una forma preesistente, indipendente e superiore alla loro techne. L’opera possiede più perfezione dell’artefice; l’uomo è più piccolo del suo compito”.
Al campo della poiesis – dell’attività creativa – il pensiero antico contrapponeva quello della praxis – dell’attività naturale – cui pertiene, nel caso in questio- ne, il sogno della terra che, attraverso un lentissimo processo di sedimentazione, ha generato forme e disegni nei quali l’occhio riconosce paesaggi intelligibili, pur se scomposti o decostruiti che dir si voglia; e mai come in questo caso l’attività creativa si è sottomessa alla pratica della natura e del suo divenire.

Ma le opere d’ingegno non sono acheropite, non si fanno da sé: nell’esercizio di una dynamis, attraverso un’operazione strumentale di alta precisione, ho infatti eseguito il compito che mi ero proposto secondo le leggi specifiche del mio sapere specializzato, della mia techne fotografica, per produrre quell’e- stensione del dominio della vista nel quale il singolo dettaglio del fenomeno naturale viene a produrre significato. È infatti soltanto riconducendo il segno generato dal caso ad un ordine semantico propriamente umano, che lo sguardo trova il modo di aprirsi alla meraviglia.
In questa chiave, ringrazio il Maestro Giancarlo Valdinoci e Matteo Alessandri per il contributo imprescindibile alla realizzazione di questa serie fotografica.